Il rischio è definibile come un pericolo che minaccia qualcuno o qualcosa (individuo, famiglia, casa, territorio). La sua importanza è valutata sulla base dei danni che può provocare e sulla base di quanto sia esposto. Una eruzione vulcanica, ad esempio, è sempre un pericolo, ma diventa un rischio solo se il territorio esposto è abitato o ha qualche interesse strategico; in caso contrario il rischio non viene valutato. Il rischio quindi è il risultato dell’impatto tra un fenomeno e l’ambiente in cui si verifica. Il rischio è dato dal rapporto tra Rischio = Pericolositàx Vulnerabilità
La Pericolosità è nota in inglese come “hazard” e in francese come “aléa” e fa riferimento alla probabilità che si produca un determinato fenomeno naturale, di una certa estensione, intensità e durata, con conseguenze negative. Sono oggetto di questa prima parte l'analisi dei periodi di ritorno o la rappresentazione di mappe di frequenza. La Vulnerabilità è il grado di danneggiamento di un dato elemento a rischio; fa riferimento all'impatto del fenomeno sulla società, ed è precisamente l'incremento di vulnerabilità a provocare un aumento dei rischi naturali. Gli elementi a rischio sono la popolazione, gli edifici, le infrastrutture, le attività economiche e i servizi pubblici che si trovano nell’area esposta ad un fenomeno.
L'Italia è un Paese ad alto rischio. Terremoti, alluvioni, frane, eruzioni vulcaniche, incendi. Rischi naturali cui si sommano a quelli legati alle attività dell'uomo, che contribuiscono a rendere fragile il nostro territorio. Previsione e prevenzione dei rischi, soccorso delle popolazioni colpite, contrasto e superamento dell'emergenza e mitigazione del rischio sono le attività di protezione civile individuate dalla legge n. 225/92, istitutiva del Servizio Nazionale.
Allertamento, pianificazione, formazione, diffusione della conoscenza della protezione civile, informazione alla popolazione, esercitazioni e applicazione della normativa tecnica sono i principali strumenti di protezione civile per la prevenzione dei rischi sul territorio e hanno l'obiettivo di evitare o limitare i danni in caso di emergenza.
I rischi vengono generalmente suddivisi in base alla loro origine in:
Rischi naturali: derivano dall’azione evolutiva dell’ambiente, ossia da fenomeni naturali. La conoscenza dell’ambiente fisico in cui si vive è il primo passo per una corretta identificazione di problemi derivanti dall’azione degli agenti geologici e permette di predisporre adeguati strumenti di prevenzione. Sono classificati come “naturali” il rischio: sismico (terremoti, maremoti) vulcanico (eruzioni) incendio boschivo o fulmini idrogeologico (frane, esondazioni, inondazioni, alluvioni) meteorologico
Rischi antropici: Sono generati dallo sviluppo delle attività umane e sono rischi intrinseci all’ambiente sociale, lavorativo e produttivo. Derivano dall'abuso di strumenti tecnologici ed industriali e sono soggetti a mutamenti ed evoluzioni nel corso del tempo. I rischi antropici sono classificati in: chimico-industriale nucleare trasporti fughe di sostanze tossiche esplosioni di gas incendi colposi o dolosi
Occorre però considerare che alcune grandi emergenze che hanno interessato l'umanità in questi ultimi anni (terrorismo, emergenze sanitarie e sociali, nucleare) hanno reso più complessa la casistica dei rischi e delle emergenze e hanno mostrato come le metropoli e le grandi aree antropizzate risultino gli ambiti maggiormente vulnerabili.